L’affresco originariamente
raffigurava il tema iconografico dell’Ascensione
infatti la posizione della testa di Pietro ha fatto pensare
che sopra gli apostoli potesse esservi disegnato il
Cristo Pantocratore nel catino absidale oggi scomparso
Lo sconosciuto autore dell’affresco ha curato molto
dettagliatamente le espressioni di ogni singolo
personaggio e , la sua attenzione per i panneggi e le
ricche decorazioni ,ha suggerito che si trattasse anche
di un miniatore di filigrane in oro. Le figure non sono
indipendenti, ma protagoniste di una unica scena, e
vengono legate tramite piccoli espedienti pittorici dei
quali i più evidenti sono il ricorso alle mani di alcuni
santi appoggiate sulle spalle dei compagni e lo sguardo
fisso negli occhi tra i personaggi. A questo grande
affresco se ne affianca uno un po’ più piccolo, in parte
sopravvissuto al lato sinistro del catino, che
rappresentava S. Pietro con un altro santo, non
riconoscibile perché acefalo. La pittura è pregiata sia
per la qualità dei colori impiegati, in particolare si
sono ben conservati i verdi che deperiscono facilmente
ma anche per la capacità di rendere la naturalezza del
panneggio e il rilievo plastico dei corpi ben
proporzionati secondo un linguaggio
protorinascimentale . Guardando l’affresco in
controluce si può osservare delle particelle luccicanti
all’interno dell’intonaco .L’effetto, particolarmente
pregiato, serviva a dare luminosità e preziosità
all’opera ed era ottenuto con l’inserimento
nell’impasto dell’intonaco di una pietra silicea di
origine magmatica probabilmente del Vesuvio .I
restauratori hanno ritrovato nello scavo questa pietra e
l’hanno usata per realizzare le lacune, zone neutre
prive di colore, ma raccordate al resto dell’affresco
grazie all’omogeneità del brillucichio.
Personaggi ed Oggetti: Le figure rappresentano i dodici apostoli. Benché le
figure siano incomplete gli elementi superstiti consentono una loro identificazione.
La prima figura a sinistra, quasi acefala, è l’apostolo Giacomo Minore con il
bastone del fullone, tra le mani ,ovvero l’arnese con il quale Giacomo fu
martirizzato La seconda figura è quella dell’apostolo Simone il Cananeo o Zelota
mentre la terza appartiene all’apostolo Filippo. Uno spezzone di iscrizione in
gotico corsivo “...MASI...” indica che la quarta figura è l’apostolo Tommaso detto
anche “Didimo”, cioè gemello. L’apostolo Andrea è il quinto personaggio: con la
mano destra stringe la croce portatile latina simbolo del suo martirio. La sesta
posizione è occupata, da Pietro e il segno che lo contraddistingue e è rappresentato
dalle chiavi strette dalla sua mano destra; con la sinistra, poi, regge, come del resto
quasi tutte le figure, il volumem simbolo della sua funzione di apostolato fra le
genti. Come settima figura, appare S.Paolo, che con la mano destra regge la spada,
con la quale fu martirizzato, e con la sinistra il volumen a simbolizzare il fatto di
essere l’autore dell’Epistole. L’ottavo personaggio è l’apostolo ed evangelista
Giovanni: indicato con l’iscrizione abbreviata “S. IOHES”. L’apostolo Giacomo
Maggiore è invece la nona figura.Decimo personaggio è l’evangelista Matteo: è
ancora visibile una parte superstite del suo nome.e anche la penna che, impugnata
con la mano sinistra, allude in maniera inequivocabile al suo ruolo di scrittore del
primo Vangelo. L’undicesima figura impugna un coltello e perciò si tratta di
Bartolomeo. A chiudere la teoria è la dodicesima figura, cioè Giuda Taddeo